Terre sconfinate, strade appena abbozzate, ruscelli d’acqua che bagnano il percorso debolmente tracciato. Questo è il Tibet non turistico che ho potuto visitare insieme ad un gruppo di amici
speciali qualche anno fa. Il piccolo bus era costretto a fare la gincana, come dicono a Roma, tra un dosso sabbioso e una discesa improvvisa. Operai al lavoro per rendere più attraversabili quelle strade, tra le montagne più alte del mondo, vicine al campo base dell’Everest e la catena dell’Himalaya all’orizzonte. Se non bastasse la bellezza di tali cime innevate, ho visto laghi come il Manasarovar, bellissimo e considerato luogo di grandi benedizioni. È la sorgente di quattro grandi fiumi dell'Asia, cioè l'Indo, il Sutlej, il Karnali e il Brahmaputra, meta di molti pellegrini dall’India. Ho avuto il tempo per ritrovarmi in meditazione, in un ampio spazio vicino alle acque speciali godendo dell’energia e
della bellezza del luogo. Magnifico, di lì, non molto distante il Monte Kailash considerato uno dei luoghi più sacri del Tibet.
Centro del mondo per quattro religioni: l'Induismo, il Buddismo tibetano, il Bin e il Jainismo. Una montagna a forma di Piramide che svetta con il suo cappello di neve. Abbiamo iniziato il Kora,
giro intorno ad una parte della montagna, fino al monastero di Zutrul Phuk, con la sua grotta dei miracoli dove visse anche il mistico yogi Milarepa.
Ho avuto la fortuna di conoscere Ta, un cavallo locale con il suo bell’accompagnatore ed insieme abbiamo percorso il sentiero. Ho visto un’aquila che sorvolava la valle e percepito vari segnali che
mi hanno colpito molto, ricordandomi l’importanza della connessione cielo-terra, del qui e ora e della consapevolezza in un cammino di crescita personale oltre che spirituale. Abbiamo riposato in una guesthouse locale per la notte. Direi quasi un albergo a tre stelle…non vi racconto delle altre in cui abbiamo pernottato e dei servizi sanitari, anzi quali servizi sanitari? Spazi aperti erano i migliori punti di raccolta!!!!
Un’esperienza dove il corpo è stato sottoposto a grandi stress, soprattutto per l'altitudine, abbiamo superato anche i 5000 metri e la stessa Lhasa è a 3650 metri. Un viaggio forte che mi ha
toccato profondamente, qui un piccolo racconto, ma non mancherà l’occasione di raccontarvi qualche altra storia da me vissuta, sempre se vi fa piacere!
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